Povertà in India: fatti e dati sulla lotta quotidiana per la sopravvivenza
Condizioni di vita al margine tra povertà e indifferenza sociale
Due terzi della popolazione in India vive in condizioni di povertà: quasi il 70% si trova a dover sfamare la famiglia con meno di due dollari al giorno, il restante 30% non ha nemmeno quelli. Questo rende l’India uno dei paesi più poveri al mondo in cui i più colpiti sono le donne e i bambini: gli anelli più deboli della società indiana.
Dopo la Cina, l’India è lo stato più popoloso con circa 1,3 miliardi di persone e il settimo paese più grande del mondo con una superficie di 3.287.000 km2. Da sempre, il Paese è caratterizzato da forti contrasti e ha registrato negli anni tassi di crescita fino al 10% e, con un prodotto interno lordo di 1.644 miliardi di dollari, è una delle maggiori economie del mondo. È un dato impressionante, ma solo una piccola parte della popolazione ha finora beneficiato di questo boom economico. Una triste realtà legata anche al sistema delle caste. Anche se abolite nel 1947 le discriminazioni di caste sono ancora presenti, in particolare nelle zone rurali del Paese: una situazione che rappresenta una grave violazione dei diritti umani.
La mancanza di posti di lavoro nelle aree rurali spinge molti indiani a trasferirsi in città come Bombay, Delhi, Bangalore e Calcutta dove però la realtà di vita è ancora più disastrosa. Esclusione sociale, diritti calpestati, analfabetismo, assenza di strutture in grado di garantire salute e assistenza medica, bambini e famiglie che vivono per strada o, i più fortunati, in slum o baraccopoli sommerse dal fango e dall’immondizia.
Malattie e malnutrizione in un’India che non investe in assistenza e sanità
La mancanza di abitazioni adeguate, pulite e sicure ha pesanti conseguenze sulla salute: 3 su 4 famiglie nell’India rurale non dispongono di servizi igienici in casa e solo 1 su 4 possiede un impianto per l’acqua potabile, una situazione che si rivela ancora più grave nelle grandi città con condizioni di vita al margine della tolleranza e con pesanti conseguenze sulla salute: tifo, colera e malattie gastrointestinali portano spesso alla morte.
A questo grande disagio chiamato povertà e indifferenza si aggiunge un altro malessere di questo paese.
È paradossale, infatti, come il paese si vanti di possedere tecnologie evolute e di perseguire obiettivi ambiziosi, essendo però in coda nella graduatoria mondiale dello Human Development Index. Solo il 10% della popolazione indiana è coperta da una qualche forma di assicurazione sanitaria, il resto della popolazione deve (dovrebbe) pagarsi le spese di propria tasca. Ovviamente la gente non riesce a sostenere le spese e rinuncia a cure e assistenza sanitaria. Inoltre, il 70% degli operatori sanitari lavora nelle strutture private mentre nelle strutture pubbliche c’è carenza di personale.
Parlando di sanità non bisogna dimenticare i problemi legati alla malnutrizione e alla completa mancanza di strutture in grado di garantire salute e assistenza ai più deboli. 60 milioni di bambini sotto i 5 anni soffrono di malattie a causa della malnutrizione: in India vive un terzo dei bambini malnutriti al mondo. I bambini smettono di crescere e si ammalano a causa di carenza di sostanze nutritive essenziali. Non solo la salute dei bambini, ma anche quelle delle donne incinte e neomamme è a rischio a causa della malnutrizione e della mancata assistenza sanitaria.
La condizione femminile in India: dall’onorabilità alla discriminazione
Nella cultura indiana più antica la donna aveva un posto importante nella famiglia e nella società, l’amore tra due persone era vissuto in modo gioioso e libero. Il cambiamento arriva, purtroppo, nei primi secoli della nostra epoca quando il sistema delle caste inizia a irrigidirsi con l’aumentata funzione di controllo. Poligamia, divieto di risposarsi dopo la morte del marito, matrimoni combinati in età infantile hanno segnato i primi drammatici cambiamenti che si sono accentuati con l’arrivo della cultura islamica.
Oggi la donna, fonte di vita e di speranza, in India è sottoposta a una forte discriminazione psicologica e fisica: abusi, aborti di feti femminili, rapimenti e stupri non sono casi isolati, ma un fenomeno di massa. La violenza contro le donne è all’ordine del giorno in India. Circa il 90% dei matrimoni indiani è organizzato dai genitori che vedono il matrimonio come un’opportunità per migliorare la propria situazione economica e sociale. In più si tratta di spose-bambine, sottratte all’infanzia, consegnate a uomini grandi e poi consegnate alle donne della famiglia dello sposo che le trattano come delle serve.
Istruzione e educazione: le basi fondamentali per un futuro migliore
Sempre più famiglie in India si vedono costrette a togliere i loro figli dalla scuola e mandarli a lavorare, perché devono contribuire al mantenimento. Per pochi spicci i bambini sono spesso sottoposti a lavori pesanti e pericolosi in cave, cantieri e miniere, mentre le bambine sono impiegate come domestiche nelle case dei benestanti.
In più, nelle zone rurali molto spesso non c’è nemmeno una scuola, oppure è troppo lontana per raggiungerla a piedi. Ormai, l’istruzione e l’educazione in India non è considerata un diritto, ma un privilegio, e l’analfabetismo un sintomo sempre più diffuso che amplifica il malessere di una popolazione gravemente disagiata e debole.
Tanti progetti iniziano proprio da qui: riportare a scuola i bambini e diffondere metodi volti all’apprendimento di principi intellettuali e morali per un futuro migliore.
Quali sono i nostri progetti dedicati alla popolazione bisognosa in India?
I nostri progetti dedicati alla popolazione indiana sono tanti e hanno l’obiettivo di assicurare il futuro dei bambini e la dignità degli adulti. È una promessa che noi di Fratelli Dimenticati abbiamo fatto tanti anni fa e che intendiamo portare avanti per garantire una vita migliore a una popolazione emarginata.
In India siamo impegnati sul campo con tanti progetti:
- Dona una vita: un aiuto alle donne incinte nello slum di Dharavi, acquisto di macchinari, attrezzature e medicinali.
- Case per i più poveri: costruzione di piccole abitazioni in muratura per le famiglie più vulnerabili
- Empowerment delle famiglie: sostegno a distanza con focus sull’educazione dei bambini appartenenti alle famiglie povere e rafforzare i genitori nell’ambito agricolo in modo da supportare autonomamente i figli.
- Malaria? No, grazie!: una raccolta fondi per l’acquisto di zanzariere che vengono distribuite negli ostelli, attività di formazione e di eventi per sensibilizzare gli studenti sull’importanza della prevenzione.
- Progetto per bambini audiolesi e disabili: una scuola per 140 studenti con disabilità, dalla scuola materna alla sezione preprofessionale, che seguono un programma educativo completo che inizia dalla semplice igiene personale o come usare il bagno fino ad arrivare all’educazione accademica e alle attività preprofessionali e professionali.
I bambini audiolesi vengono seguiti dalla Ferrando School a 12 km da Agartala dove viene data grande importanza all’istruzione e dove possono usufruire di protesi e apparecchi acustici, esercizi per l’udito, terapie del linguaggio. Negli ultimi anni la scuola accoglie anche ragazzi con autismo, ipovedenti e con paralisi cerebrale.
- Educazione nel quartiere a luci rosse: presso la struttura gestita dalle Sorelle della Carità vengono seguite attualmente 18 bambine provenienti dalla cosiddetta “red light area”. In questo luogo protetto possono studiare, giocare, dedicarsi allo sport o altre attività extra-scolastiche.
- Aiuto ai malati di lebbra e bambine sieropositive: il primo progetto di Don Antonio Alessi (dal 1987) che si dedica alla cura dei lebbrosi, l’Ospedale Lebbrosario Mukata Jeevan di Velholi è dotato di un centro clinico, sala operatoria, radiologia e fisioterapia, supporto psicologico e un programma di prevenzione sanitaria. Qui vengono trattate anche altre malattie come tubercolosi, AIDS, malattie della pelle, tifo, diabete e altri disturbi come febbre e tosse. Ultimamente è nata l’esigenza di volgere l’attenzione anche alle bambine sieropositive e alle loro mamme.
- Un ospedale e assistenza per i malati di tubercolosi: ospita in media 30 persone al mese offre trattamenti a circa 40 persone affette di tubercolosi, inoltre cura circa 6000 persone per varie tipologie.