Tubercolosi: la peste dimenticata
Cosa è la tubercolosi?
La tubercolosi (TBC) è una delle malattie più antiche dell’umanità: prove molecolari ne hanno dimostrato l’esistenza già oltre 17.000 anni fa.
Oggi, nel XXI secolo, la malattia è ancora molto presente e contagiosa. Il responsabile di questa infezione è il batterio chiamato Mycobacterium tuberculosis. La trasmissione è particolarmente facile poiché il batterio usa come vettore le goccioline di saliva (droplet) emesse con colpi di tosse, starnuti o mentre, semplicemente, si parla. L’infezione, inoltre, può essere trasmessa anche tramite il contatto con lesioni cutanee oppure, per quanto riguarda la variante Mycobacterium bovis, la trasmissione avviene consumando latte non bollito proveniente da mucche ammalate.
Di norma il batterio attacca i polmoni, non sono insoliti casi in cui la tubercolosi si diffonde ad altre parti del corpo, come cervello e colonna vertebrale.
Esistono due stadi della malattia:
TBC latente.I batteri sono nel corpo, ma il sistema immunitario impedisce la loro moltiplicazione e diffusione. Non ci sono sintomi (paziente asintomatico) ma l’infezione è viva e potrebbe diventare attiva. In questa fase è importante assumere i farmaci per prevenire la tubercolosi attiva.
TBC attiva. I batteri si moltiplicano, la persona si ammala e diventa contagiosa. Il 90% dei casi di positività registrati nelle persone adulte deriva da un’infezione da tubercolosi latente.
La maggior parte dei casi viene curata con antibiotici ma affinché la terapia faccia effetto sono necessari periodi di tempo piuttosto lunghi e i farmaci devono essere assunti in modo regolare e continuativo per almeno 6-9 mesi.
In Italia, ad esempio, vista la gravità e la pericolosità della malattia, i medici devono segnalare per nome ogni paziente colpito da tubercolosi e che necessita di cure al dipartimento sanitario responsabile. Vi è inoltre l’obbligo di comunicare i pazienti affetti che rifiutano o interrompono la terapia.
La tubercolosi nel mondo
La tubercolosi è stata dichiarata “emergenza globale” dall’OMS nel 1993, che mise a punto un programma contro la tubercolosi e inserendolo negli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Il programma era basato su tre focus principali:
- diagnosi precoce della malattia
- avvio rapido del trattamento
- prevenzione della malattia nella popolazione generale con un vaccino* efficace
(*il vaccino chiamato BCG o Bacille Calmette-Guérin è ancora l’unico esistente contro la tubercolosi)
Nonostante gli sforzi profusi dalle istituzioni e nonostante sia passato molto tempo la tubercolosi continua a rappresentare un problema preoccupante che ogni anno mette in ginocchio intere popolazioni. I programmi di prevenzione e gli strumenti a disposizione non sono sufficienti e le attività di ricerca e sviluppo sono scarse e non abbastanza finanziate per sortire effetti tangibili che facciano la differenza. Ogni anno in tutto il mondo vengono diagnosticate circa dieci milioni di persone affette di tubercolosi. Solo nel 2019, 1,4 milioni di pazienti sono morti direttamente di tubercolosi o a causa della malattia. (fonte: OMS)
Attualmente a livello globale, l’incidenza della tubercolosi sta diminuendo di circa il 2% ogni anno, ma rimane una delle 10 malattie più mortali al mondo. In soli 6 sei Paesi si concentra il 60% dei casi di tubercolosi, in particolare in India e in Indonesia, seguiti da Cina, Nigeria, Pakistan e Sud Africa.
La tubercolosi in India: servono grandi sforzi per sconfiggere la malattia e i tabù
Ufficialmente, esiste un programma governativo contro la tubercolosi in India da più di vent’anni, ma i successi sono moderati. Molte diagnosi non vengono mai fatte e molti pazienti non vengono mai trattati adeguatamente. Inoltre, l’Organizzazione mondiale della sanità segnala casi sempre più resistenti ai farmaci. Sono milioni le persone ammalate di tubercolosi e mai registrate e che vivono negli slum dove il sistema sanitario statale, sovraccarico e disorganizzato, non è in grado di monitorare e supportare le persone più emarginate.
Fattore determinante anche il tempo di somministrazione della terapia: le cure antibiotiche spesso vengono estese su un periodo di tempo più lungo rispetto ad altri paesi, cosa che rende più difficile per i pazienti avvertire segni di miglioramento della malattia, spingendo molti di questi a smettere di assumere i farmaci necessari per una remissione completa.
A rendere il tutto ancora più difficile in India, e negli altri Paesi in via di sviluppo, la popolazione è convinta che la tubercolosi sia una malattia dei poveri, soprattutto di quelli che vivono nelle baraccopoli. In realtà, la malattia si sta facendo strada in tutte le caste e classi sociali dell’India.
Governanti, autisti di autobus e insegnanti infetti perdono il lavoro per paura del contagio. I proprietari cacciano le famiglie dagli appartamenti, le donne temono di non sposarsi mai: chi rimane in silenzio e tiene segreta l’infezione evita di essere escluso dalla società, aumentando il rischio di diffusione e infezioni.
La lotta contro la tubercolosi si concentra particolarmente sui bambini, perché la malattia è relativamente difficile da diagnosticare in quanto i bambini mostrano sintomi simili a malattie influenzali. Si stima che la tubercolosi nei bambini rappresenti il 10% di tutti i casi di tubercolosi in India: delle 400.000 persone che muoiono ogni anno di tubercolosi nel paese, 40.000 sono bambini.
Il nostro progetto
Fratelli Dimenticati dal 2000 porta aiuto alle persone malate di tubercolosi in Jharkhand in India, uno degli stati più sottosviluppati, dove la vita della popolazione è una lotta continua tra la povertà, le malattie e la discriminazione.
Siamo presenti in campo portando aiuti al sanatorio St. Joseph di Gokhla che ospita 30 malati di tubercolosi al mese. Molti di loro si recano nella struttura quando la malattia è già in stato avanzato e di conseguenza devono far fronte a ricoveri lunghi (dai 3 ai 6 mesi) e a successive cure che possono durare fino a 1 anno e mezzo.
L’ambulatorio del St. Joseph non si dedica solo ai malati di tubercolosi, ma offre assistenza e cure mediche per varie patologie accogliendo circa. 6.000 pazienti all’anno. Scopri di più sul nostro progetto.