Sfruttamento sessuale: lottiamo per difendere i minori da questo triste destino
“Se vogliamo insegnare la vera pace in questo mondo, e se vogliamo portare avanti una vera guerra contro la guerra, dovremo iniziare con i bambini.” (Mahatma Gandhi)
Questa citazione del Mahatma Gandhi, uno tra i più importanti uomini che è riuscito a cambiare la storia, insegna veramente che per avere la pace e sconfiggere qualsiasi guerra o conflitto bisogna partire innanzitutto dalla possibilità di garantire la protezione e il bene di ogni singolo bambino. Purtroppo, non siamo ancora riusciti a farlo, sono ancora troppi i bambini che muoiono per mancanza di cibo e acqua, o quelli che sono vittime di atroci soprusi come lo sfruttamento sessuale.
La tratta e lo sfruttamento sessuale dei bambini
Con il termine “sfruttamento sessuale minorile” si fa riferimento ad una forma di violenza e coercizione contro bambini e minorenni in genere, ossia una forma contemporanea di schiavitù lavorativa a fini commerciali sessuali. Lo sfruttamento sessuale comprende prostituzione e pornografia infantile, turismo sessuale minorile e tutte quelle altre forme di “sesso transazionale” in cui il minorenne riceve una remunerazione in denaro in cambio di attività sessuali per poter soddisfare alcuni dei propri bisogni fondamentali, tra cui cibo, riparo, sicurezza e acceso all’istruzione; sono comprese anche le forme di sesso commerciale in cui l’abuso sui minori non viene segnalato dai membri della famiglia a causa dei benefici economici di cui potranno godere.
La maggior parte dei bambini sottoposti a sfruttamento sessuale sono vittime della tratta di esseri umani e si ritrovano a dover vivere in condizioni di vera e propria schiavitù dopo essere stati ceduti e venduti illegalmente. Si tratta di una realtà sommersa di cui non si conoscono dati precisi, solo quelli che fuoriescono incontrollati da questo sistema illecito ed immorale. Secondo le stime, nel mondo sarebbero oltre 40 milioni le vittime di tratta o sfruttamento, di cui 10 milioni sono minorenni: tra questi più della metà sono bambine e ragazze costrette alla prostituzione, mentre la maggior parte dei maschi è sottoposta allo sfruttamento lavorativo, anche se non mancano neppure i casi di sfruttamento sessuale maschile soprattutto in paesi del Sud-Est Asiatico e del Sud America.
La provenienza dei minori costretti alla prostituzione infantile è legata principalmente alle aree più povere e depresse del mondo: dal Centro e Sud America (Brasile, El Salvador, Costa Rica, Messico), dall’Africa (Nigeria, Costa D’Avorio, Tunisia, Etiopia, Tanzania), dall’Asia (Cambogia, Thailandia, Nepal, Filippine, Malesia, Vietnam, Sri Lanka), dall’Europa dell’Est (Romania, Albania, Ungheria). Ad esempio, dalle aree rurali del Nepal circa 5-10 mila minorenni ogni anno vengono vendute in India, dove sono molto ricercate. In Indonesia si superano quasi le 80 mila bambine vendute ai bordelli. La Thailandia rimane, invece, uno dei principali hub del traffico organizzato internazionale, secondo il Ministero di Giustizia tailandese il traffico di minori raggiunge circa il 70% del totale dei casi di sfruttamento scoperti dalla polizia.
La tratta in Italia
Neanche l’Italia è esente dalla tratta di donne e ragazze destinate allo sfruttamento sessuale, dai dati del 2019, l’84,5% delle vittime era destinato a questa triste fine. La maggior parte delle ragazze proviene dalla Nigeria (87%), dalla Costa D’Avorio (2,5%) e dalla Tunisia (1,9%) e sono dirette maggiormente verso la Sicilia, seguita da Liguria, Campania e Piemonte, per poi passare i confini e dirigersi verso altri Paesi.
Le loro storie sono tristi e caratterizzate dalla violenza che devono sopportare. Ad esempio, le ragazze e le donne che partono dalla Nigeria, prima di arrivare in Italia, devono attraversare la Libia dove subiscono abusi e violenze. Successivamente, se riescono a fuggire, attraversano il Mediterraneo per giungere in Italia. Qui le difficoltà non finiscono: devono restituire alla maman, la figura femminile che gestisce il loro sfruttamento, un debito di viaggio che raggiunge i 30.000€ e sono costrette a “lavorare” fino a 12 ore a notte, per 10-20€ a prestazione. Per quanto riguarda la tratta dai Paesi dell’Est Europa, il reclutamento delle vittime avviene con metodi sempre più efficaci, come ad esempio in Romania, dove le testimonianze raccolte hanno rilevato l’esistenza di “sentinelle” dei trafficanti che individuano in anticipo negli orfanotrofi le ragazze che stanno per lasciare le strutture al compimento dei 18 anni, e mettono in atto un adescamento su finte promesse d’amore e di un futuro felice in Italia. Questi finti lover boy affiancano le ragazze lungo tutto il periodo di sfruttamento in Italia, che può durare anni, e ne controllano l’attività esercitando un controllo totale e violento.
Le cause e le conseguenze del fenomeno dello sfruttamento sessuale
Le cause dello sfruttamento sessuale dei bambini sono varie e molto complesse, e possono differire anche notevolmente da paese a paese. In alcuni casi, come in Thailandia e nel Sud-Est Asiatico, sono legate al turismo sessuale, fenomeno che è costituito dall’ormai costante “flusso migratorio” di turisti appartenenti alle nazioni più industrializzate verso paesi del terzo mondo, nei quali lo sfruttamento della prostituzione ha acquisito il ruolo di risorsa economica di primaria importanza per l’economia nazionale. Oppure i minori possono essere costretti a sottoporsi allo sfruttamento sessuale anche a causa della povertà, della criminalità, di gravi problemi presenti nella famiglia d’origine, come un alto livello di violenza, alcolismo, tossicodipendenza, che contribuiscono a far entrare i bambini in questa realtà solo per avere la possibilità di guadagni relativamente facili per poter sopravvivere.
Le bambine e le ragazze vittime di prostituzione infantile vengono costantemente minacciate dal punto di vista fisico e psicologico, vengono isolate ed emarginate per costringerle ad obbedire agli ordini impartiti, in caso di ribellione subiscono percosse o vengono drogate. Ovviamente continueranno a soffrire, anche una volta uscite da questa situazione, di gravi traumi emotivi, stress post-traumatico e dissociazione a causa dei danni che hanno subito a livello fisico e psicologico. Inoltre, sono più a rischio di contrarre malattie sessualmente trasmissibili come l’HIV e di affrontare i rischi di una gravidanza precoce, oltre a numerosi casi di testimonianze di aborti che sono avvenuti in condizioni disumane. Un elemento allarmante da tenere in considerazione sono le donne vittime di sfruttamento sessuale con figli minori, spesso anch’essi nelle mani di sfruttatori e trafficanti. Il futuro dei loro figli viene in questo modo compromesso irrimediabilmente, dato che vivono nello stesso circuito di violenza, ricatti e abusi, non solo assistendo alle violenze perpetrate sulle loro madri, ma anche rischiando di subire essi stessi violenza per mano degli aguzzini o essere oggetto di ricatto per tenere soggiogate le loro mamme.
Combattere contro lo sfruttamento: i progetti di Fratelli Dimenticati
Cercare di controllare questo fenomeno illegale non è semplice. Molti passi devono ancora essere fatti in vari Paesi: è fondamentale intervenire sullo sradicamento della povertà, sul miglioramento dell’istruzione e sulla possibilità di accesso alle scuole, sull’assistenza all’infanzia. Ma non basta, occorre anche costruire dei centri per prevenire il traffico e lo sfruttamento sessuale dei bambini garantendo sostegno medico e psicosociale, potenziare la formazione specifica dei funzionari delle forze dell’ordine, della polizia di frontiera, del personale nei punti di sbarco e nella prima accoglienza, dei procuratori, dei giudici, degli assistenti sociali, degli ispettori del lavoro, degli avvocati, degli esperti dell’infanzia e degli operatori sanitari. Tutte figure che potrebbero identificare in anticipo le potenziali vittime di tratta e di sfruttamento.
La Fondazione Fratelli Dimenticati si impegna per combattere lo sfruttamento sessuale nel progetto “Educazione nel quartiere a luci rosse”. Nella località di Ranaghat, in India, è stata istituita nel 2006 una casa di accoglienza gestita dalla congregazione delle Sorelle della Carità con l’obiettivo di garantire la giusta educazione e far crescere serene e sane, nel corpo e nella mente, le bambine e le ragazze dai 5 ai 20 anni d’età che vivono nel quartiere “Red light area” (area a luci rosse) e le cui madri sono coinvolte nella prostituzione. Attualmente le ragazze ospitate nella struttura sono 18 e frequentano la scuola, studiano, giocano, partecipano alle attività sportive e a quelle extra-scolastiche in modo da poter far crescere in loro la coscienza della dignità di guadagnarsi da vivere con un lavoro appropriato e di non continuare a rimanere coinvolte nel circolo vizioso della prostituzione.