LA QUESTIONE INDIGENA NELLA SIERRA TARAHUMARA

siccitàNella Giornata Mondiale per i Diritti dei Popoli Indigeni, Padre Ignacio Becerra Trigueros (Padre Nacho) ci porta la sua testimonianza da Chineachi, un villaggio situato nella zona montuosa e impervia della Sierra Tarahumara, nel Nord del Messico. Lì Padre Nacho si batte per difendere i diritti dell’etnia Rarámuri, un popolo che da sempre abita quei luoghi, e che ora vede minacciata la propria cultura e la propria stessa sopravvivenza.
I Rarámuri devono lottare ogni giorno per poter sopravvivere. Vivono di agricoltura di sussistenza, ma spesso il raccolto non è sufficiente a coprire i bisogni quotidiani. Come se non bastasse, negli ultimi anni le condizioni climatiche non hanno giocato certo a favore. Quest’anno il mese di maggio è stato molto freddo, con temperature al di sotto dello 0. In seguito, la temperatura è salita di colpo, e il caldo è arrivato all’improvviso, con conseguenze deleterie per i raccolti. I contadini locali devono inoltre lottare contro frequenti siccità e contro altre piaghe, come le invasioni di locuste che hanno azzerato l’intera coltivazione.
I Rarámuri hanno un senso di comunità molto forte e hanno le proprie leggi che, da secoli, regolano la vita nei loro villaggi. Tuttavia, poiché i loro territori fanno parte dello Stato messicano, devono fare i conti anche con le leggi di quest’ultimo che, spesso, si contrappongono a quella che è la loro cultura tradizionale.
Un indigeno Rarámuri, ad esempio, secondo le usanze può avere anche 4 nomi. Il governo messicano, tuttavia, ha bisogno di riconoscerlo con un solo nome, con cui poterlo identificare senza dubbi. I missionari impegnati nella Sierra Tarahumara stanno cercando di far comprendere ai Rarámuri l’importanza di poter essere chiaramente identificati, condizione essenziale per poter vedere riconosciuti i propri diritti.
La stessa cosa vale per i matrimoni: le coppie indigene sono sposate secondo le leggi Rarámuri, ma non lo sono per lo Stato messicano, in quanto non possiedono nessun atto di matrimonio legalmente riconosciuto. Allo stesso modo, spesso i Rarámuri non hanno certificati di nascita e non sono registrati all’anagrafe. Quando una persona muore è difficile risalire ufficialmente alla sua identità e individuare gli eredi dei suoi beni, col rischio che qualcuno possa appropriarsene indebitamente.
Padre Nacho e le persone che lavorano al suo fianco si stanno impegnando per fare in modo che gli indigeni vengano regolarizzati anche agli occhi della legge messicana. Oltre a far capire ai Rarámuri l’importanza che questo può avere per la loro vita, si cerca anche di portare avanti un’opera di sensibilizzazione rivolta alle autorità e ai magistrati, affinché comprendano la posizione degli indigeni e cerchino di venir loro incontro. Una misura banale ma estremamente utile, che ora sta fortunatamente cominciando a prendere piede, è quella di tradurre atti e sentenze in lingua Rarámuri, in modo che possano essere compresi anche dagli indigeni che non parlano spagnolo.

foto_gruppoI problemi che devono affrontare gli indigeni non sono però solo di tipo burocratico. Da anni, infatti, i Rarámuri sono costretti a subire continui soprusi da parte dei messicani.
La maggior parte della popolazione del Messico è costituita da “mestizos”, discendenti da un’antica unione fra indigeni e spagnoli. I mestizos hanno sempre abusato della popolazione indigena. Hanno occupato le terre dei Rarámuri, approfittando del fatto che non erano protette da nessun atto di proprietà, e le hanno utilizzate per i loro interessi commerciali. La maggior parte dei Rarámuri è analfabeta e non istruita e può essere ingannata in molti modi, ad esempio sui prezzi della verdura e degli altri prodotti agricoli, la cui vendita costituisce spesso l’unica fonte di sostentamento. Non sono rare anche le violenze nei confronti delle donne indigene.
Le terre che, per secoli, sono appartenute ai Rarámuri, ora sono contese fra la popolazione indigena e i mestizos. Per risolvere il contenzioso, il governo ha proposto di dividere a metà i territori. La popolazione Rarámuri, tuttavia, è almeno 6 volte più numerosa dei mestizos che abitano in quelle zone, a cui andrebbero tutti i vantaggi di questa suddivisione tutt’altro che equa.
Negli anni scorsi è stata emessa una sentenza che restituiva 42.000 ettari di terra agli indigeni. Nonostante ciò, l’Ufficio Agrario ha comunque venduto quella stessa terra ad allevatori mestizos. Padre Nacho e i suoi collaboratori si sono mossi immediatamente per fare in modo che venisse ufficialmente riconosciuto il possesso di quei territori da parte degli indigeni. Tuttavia, è lo stesso Ufficio Agrario a decidere se portare avanti o meno le sentenze che si occupano del diritto alla terra! Questo enorme conflitto di interessi rende la posizione degli indigeni ancora più difficile.
Le discriminazioni nei confronti dei Rarámuri avvengono per un motivo ben preciso: i Rarámuri producono solo per la propria sopravvivenza, mentre i mestizos creano profitto. Per amore del denaro, si preferisce, pertanto, dare la terra a questi ultimi.

foto di gruppoLottare a fianco degli indigeni, affinché vengano riconosciuti i propri diritti, comporta anche dei rischi enormi. Nel 2010 un collaboratore di Padre Nacho è stato assassinato e, da quando sono iniziati i processi per la questione delle terre, chi appoggia gli indigeni riceve continue minacce e convive ogni giorno con il pericolo di subire un attentato. Com’è successo a Padre Nacho.
Fratelli Dimenticati appoggia l’operato di Padre Nacho e, attraverso il Sostegno a Distanza, cerca di aiutare gli indigeni a far valere i propri diritti, affinché non siano più costretti a subire abusi e violenze. Il modo più efficace per aiutare gli indigeni a far sentire la propria voce è fornire loro accesso all’istruzione. Un Rarámuri in grado di leggere, scrivere, comprendere lo spagnolo e che conosce le leggi sarà molto più difficile da ingannare e potrà difendere autonomamente le proprie ragioni.
Oltre alla classica istruzione, però, i bambini Rarámuri ricevono lezioni di agricoltura, per insegnare loro quelle che sono le più efficaci tecniche di coltivazione. Si tengono dei corsi di educazione agricola anche per gli adulti, in modo tale che la popolazione indigena possa risolvere il problema della mancanza di cibo e diventare autosufficiente. I bambini ospiti nelle missioni sostenute da Fratelli Dimenticati non sono forzati a cancellare la propria cultura ma, anzi, si cerca di incentivare il mantenimento delle tradizioni e della cultura Rarámuri. Continuando a sostenere la comunità di Chineachi e le altre missioni della Sierra Tarahumara, sarà possibile fornire ai bambini gli strumenti per vivere dignitosamente e portare sviluppo nella propria comunità, eliminando gli abusi e gli sfruttamenti.

Aderisci anche tu al Sostegno a Distanza
e aiuta gli indigeni Rarámuri a far valere i propri diritti!