Giornata Internazionale dei Popoli Indigeni

Ogni anno il 9 agosto si celebra la Giornata Internazionale dei Popoli Indigeni, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel dicembre 1994 per promuovere e difendere i diritti dei popoli indigeni nel mondo. La data è stata scelta in ricordo del primo incontro del Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla protezione dei diritti umani delle popolazioni indigene che ebbe luogo nel 1982.

L’istituzione di questa Giornata è stata necessaria, poiché in tutto il mondo le popolazioni indigene sono spesso tra i gruppi etnici più poveri della società e che subiscono i maggiori soprusi. Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite, gli indigeni costituiscono meno del 6% della popolazione mondiale, ma rappresentano il 16% dei più poveri abitanti della terra.

Chi sono i popoli indigeni?

Nel mondo ci sono circa 370 milioni di persone indigene che vivono in 90 paesi e sono i discendenti dei primi abitanti che occupavano quel territorio prima dell’arrivo dei coloni e della conseguente oppressione. I popoli indigeni sono unici nel mondo per aver mantenuto caratteristiche sociali, culturali, economiche e politiche che sono differenti da quelle delle società dominanti del territorio in cui vivono. Per quanto riguarda la cultura, la lingua rappresenta uno strumento fondamentale per la comunicazione, l’educazione, l’integrazione sociale e lo sviluppo, ma è anche custode dell’identità e delle tradizioni di quel popolo. Eppure, nonostante il loro valore inestimabile, molte lingue in tutto il mondo continuano a scomparire ad un ritmo allarmante. Molte di queste lingue sono quelle indigene: secondo le Nazioni Unite, ogni due settimane una lingua indigena si estingue e delle circa 7.600 lingue parlate in tutto il mondo, 2.680 lingue indigene sono in pericolo.

Tra i popoli indigeni più conosciuti, ci sono gli Aborigeni originari dell’Australia, le popolazioni indigene americane che vivono sia nei territori del Nord America come i Pellerossa, sia in America Centromeridionale come i Quechua, gli Aymara, i Mapuche o i Popoli Amazzonici, i Boscimani abitanti dell’Africa meridionale, gli Inuit che vivono nelle terre dell’Artico, e le varie popolazioni dell’India in cui si trova la maggiore concentrazione di popoli tribali al mondo, circa il 9%.

Diritti dei popoli indigeni

Le popolazioni indigene hanno cercato per decenni il riconoscimento delle loro identità, del loro modo di vivere e del loro diritto sulle terre d’origine, ma i loro diritti sono sempre stati violati. Oggi i popoli indigeni sono probabilmente tra i gruppi più svantaggiati e vulnerabili del mondo, ecco perché le Nazioni Unite hanno adottato il 13 settembre 2007 la Dichiarazione dei Diritti dei Popoli Indigeni per proteggerne i diritti e mantenerne intatti culture e costumi. Questa Dichiarazione svolge il ruolo fondamentale di garantire i diritti delle popolazioni indigene di godere e mettere in pratica le loro culture e i loro costumi, le loro religioni e le loro lingue, e di estendere e fortificare le loro economie e le loro istituzioni sociali e politiche, essendo liberi da qualsiasi discriminazione. Inoltre, si afferma anche che i popoli indigeni hanno diritto alle terre, ai territori e alle risorse che hanno abitualmente posseduto, occupato o utilizzato e acquisito, con l’ordine che gli Stati individuino questi territori ben specifici.

Impatto dei cambiamenti climatici

Le popolazioni indigene non devono combattere solo per proteggere i propri diritti, ma anche per conservare il proprio territorio contro i cambiamenti climatici. Infatti, i cambiamenti climatici stanno avendo un forte impatto sia sulle grandi foreste del nord sia sulle isole dell’Oceano Pacifico. Nell’Artico, la neve e il ghiaccio si stanno sciogliendo mettendo in pericolo la vita e le tradizioni dei popoli la cui cultura e sopravvivenza sono legati al pascolo delle renne, come nel caso del Popolo Sámi. Nel Pacifico, invece, l’innalzamento del livello del mare fa sparire intere isole sulle quale altri popoli Indigeni hanno vissuto per migliaia di anni costringendoli alla fuga, sono i cosiddetti “profughi climatici”. Anche la deforestazione, effettuata per lasciare spazio alle monoculture per la produzione di biocombustibili o alla costruzione di gigantesche centrali idroelettriche, porta alla distruzione di interi habitat privando le popolazioni indigene, anche in maniera violenta, delle proprie terre.

Noi della Fondazione Fratelli Dimenticati ci occupiamo di garantire la giusta assistenza sanitaria alla popolazione indigena che vive nella Sierra Tarahumara, nello stato di Chihuahua nel nord del Messico, grazie all’ospedale che è stato costruito in questa località 50 anni fa. La struttura è gestita dalla Congregazione delle Figlie Minori di Maria Immacolata e si occupa di prendersi cura di circa 400 pazienti all’anno con cure di pronto soccorso e visite mediche in modalità day hospital. Grazie a questo progetto siamo stati in grado di salvare molte vite, tra cui numerosi bambini in condizioni di malnutrizione e persone anziane che vivono in situazioni di povertà ed abbandono.